Novembre
Ciao, io sono Jennifer Guerra e questa è la mia newsletter mensile.
Questo mese ho deciso di approfondire un po' la questione dei gruppi anti-choice in Italia, facendo una specie di riassunto di tutto quello che ho letto e scritto negli ultimi due anni sulla loro esistenza in Italia. Sarà una newsletter un po' più lunga del solito, ma spero utile per fare un po' di chiarezza. Li chiamo gruppi anti-choice e non pro-life perché credo che sia più utile per qualificarli nella loro attività principale: schierarsi contro l'autodeterminazione delle donne.
Il corpo è mio, ma decide la Chiesa cattolica
Illustrazione di Susanna Morari. Instagram: @hello.im.susi
Partiamo con il primo gruppo anti-choice italiano per nascita e importanza, il Movimento per la vita. Nel 1975 a Firenze un gruppo di cittadini cattolici fondò il primo "Centro di aiuto alla vita" (CAV) per contrastare il fenomeno dell'aborto, allora illegale, e dare seguito all'enciclica Humanae Vitae di papa Paolo VI del 1967. Questa enciclica è molto importante nella storia delle donne perché stabilisce chiaramente la posizione della Chiesa sul tema dell'inizio della vita, esplicitando che essa comincia dal concepimento: la Chiesa dichiarò illeciti la contraccezione, l'aborto e la sterilizzazione. Come sappiamo, l'aborto è stato depenalizzato in Italia con la legge 194/78, ma non è che prima non si praticassero aborti: semplicemente, erano illegali. Proprio a Firenze e proprio nel 1975 furono arrestati alcuni esponenti del Partito Radicale (le indagini le fece un pm che poi sarebbe diventato presidente del MPV, Carlo Casini) che avevano creato un "Centro d’informazione sulla sterilizzazione e sull’aborto", dove si praticavano interruzioni di gravidanza. Dopo l'approvazione della 194, il nuovo papa Giovanni Paolo II esortò i fedeli a raccogliere firme per un referendum abrogativo che si svolse nel 1981. La storia di questi referendum (che non furono solo per l'aborto) è abbastanza complicata e quindi vi rimando a Wikipedia. Sta di fatto che nel frattempo si costituì formalmente il MPV come associazione di promozione sociale per la raccolta firme del referendum, che finì, come sappiamo, con una sonora sconfitta: la legge restava. I tentativi di abrogarla saranno diversi nel corso degli anni, tutti falliti. Come spiega Martina Avanza in questo studio sul MPV, la sconfitta del referendum si traduce in un cambio di priorità del MPV: sul piano politico, portare le istanze del movimento in Parlamento; sul piano sociale, intensificare le attività dei CAV. Questa suddivisione è anche fortemente genderizzata: la politica agli uomini, i CAV alle donne. Nel frattempo, il movimento si sforza di cambiare anche la sua immagine: non parla più di aborto come omicidio, ma di tutela e cultura della vita. Il MPV diventa così una forza in grado di influenzare numerose scelte legislative legate all'ambito dei diritti riproduttivi e dell'eutanasia, con il sostegno di moltissimi politici di centro, di destra ma anche di sinistra e di altre comunità religiose come Comunione e Liberazione e l'Opus Dei. Attualmente il numero dei CAV supera quello delle cliniche abortive (alcuni si trovano all'interno degli ospedali). Il MPV riceve spesso finanziamenti pubblici dalle amministrazioni locali (come racconto in questo articolo di The Vision). Un'inchiesta di OpenDemocracy ha inoltre evidenziato come parte dei fondi del MPV derivi da Heartbeat International, una potente lobby antiabortista che, ça va sans dire, fa parte del consorzio del World Congress of Families.
Carlo Casini, fondatore del Movimento per la vita e deputato della DC, scomparso a marzo 2020
Si è cominciato a parlare anche in Italia del World Congress of Families quando è emersa la notizia che avrebbe tenuto il suo raduno a Verona, a marzo del 2019 (anche se il blog Playing the Gender Card ne parlava già nel 2017). Il WCF è stato definito un hate group dal Southern Poverty Law Center e si può descrivere a tutti gli effetti come una lobby che raduna gli interessi di gruppi religiosi, anti LGBTQ+ e antiabortisti. Il principale affiliato del WCF in Italia è ProVita e Famiglia, la sigla che proprio a partire dal Congresso delle Famiglie a Verona ora riunisce ProVita e Generazione Famiglia, divisione italiana di La Manif pour tous. La Manif pour tous è un'associazione francese nata nel 2012 per contrastare la legge sul matrimonio egalitario e l'"ideologia gender". La sociologa Sara Garbagnoli ha studiato molto la nascita e la diffusione di questi gruppi, mostrando come il Lexicon del Pontificio consiglio della famiglia (una specie di dizionario che tocca alcuni temi legati alle questioni familiari e riproduttive) compilato dal presbitero Tony Anatrella – ora condannato dal tribunale ecclesiastico per le violenze sessuali che praticava per "curare l'omosessualità" – abbia creato una vera e propria teoria del complotto sul "gender". Il WCF ha inoltre una lunga storia di interessi economici con la Russia. Il suo direttore Alexey Komov è anche presidente onorario dell'Associazione Culturale Lombardia Russia della Lega, di cui era presidente Gianluca Savoini, coinvolto nell'inchiesta sui fondi russi alla Lega. Komov è anche molto vicino alla famiglia di Roberto Fiore (fondatore di Forza Nuova) e a Toni Brandi, presidente di ProVita e Famiglia. Credo sia utile sapere anche che Alessandro Fiore, figlio di Roberto, è l'avvocato che collabora con l'associazione. Se volete sapere di più sulla figura di Fiore padre, vi consiglio di guardare questa puntata di Report.
ProVita e Famiglia è molto influente nella politica italiana. È vicina alla Lega e a Fratelli d'Italia (e infatti Salvini e Meloni erano ospiti del WCF). Un esempio concreto: vi ricordate che l'Umbria a giugno 2020 aveva "inspiegabilmente" abrogato la legge regionale che permetteva di abortire con la Ru486 in day hospital? A ottobre 2019 la governatrice Donatella Tesei aveva sottoscritto un "Manifesto valoriale" elaborato da ProVita e Famiglia e altre associazioni anti-choice che impegna i politici a tutelare il "valore sociale della vita nascente" (oltre a dare soldi a organizzazioni antiabortiste). Ne parlo bene qui. Il Manifesto è stato firmato anche da Salvini, Meloni e... Berlusconi (in difesa della famiglia, giuro). Lo ha firmato pure Toti, il governatore della Liguria che l'altro giorno parlava di anziani come di persone "non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese", alla faccia della vita.
Giorgia Meloni posa con il manifesto di ProVita e Famiglia
Se siete interessatə ad approfondire anche gli aspetti comunicativi di questi gruppi (che io trovo interessantissimi) e le scelte che stanno alla base delle loro strategie politiche, vi consiglio di leggere i report dell'European Parliamentary Forum for Sexual and Reproductive Rights, "Modern-Day Crusaders in Europe" (solo in inglese), "Restoring the Natural Order" (in italiano). Magari di questi aspetti ne parliamo meglio nella prossima newsletter.
Cosa è successo questo mese
È ricominciata la discussione sul Ddl Zan e per ora sta andando fin troppo bene.
In Nigeria si stanno svolgendo imponenti proteste contro la brutalità della polizia e in particolare contro la SARS - Special Anti-Robbery Squad.
Nello Stato di Kaduna, sempre in Nigeria, è stata approvata la castrazione chimica per chi commette violenza sessuale e la pena capitale se questa è a danno dei minori. L’Alta commissaria dell’Onu per i diritti umani Michelle Bachelet ha condannato il provvedimento.
La Polonia ha vietato l'aborto anche in caso di gravi malformazioni del feto. Proteste in tutto il Paese.
Nel documentario Francesco, presentato alla Festa del cinema di Roma, papa Bergoglio afferma che anche i gay hanno diritto a stare in una famiglia e che serve una legge sulle unioni civili.
In un liceo di Padova il preside ha negato a uno studente ftm che si è candidato alle elezioni studentesche di usare il suo nome.
È uscito il nuovo Gender Equality Index, che riporta tutti i dati sulle disuguaglianze di genere in Europa.
Cosa ho scritto questo mese
Per The Vision
Da mesi J.K. Rowling attacca i diritti trans. Ma non è una libera pensatrice: è una privilegiata, 5 ottobre
La pandemia ha stravolto il mondo della moda. Vincerà la sfida definitiva chi saprà innovarsi, 7 ottobre
Le nuove crociate contro l'aborto partono dalle amministrazioni locali, 13 ottobre
Per integrare davvero la scuola deve insegnare a bambini e ragazzi a ribellarsi a regole ingiuste, 14 ottobre
Lo storytelling è ormai abusato. Ora rischia di rovinare la nostra comprensione della realtà, 20 ottobre
Cosa ho fatto questo mese
Sono andata in tv, a Ogni Mattina su TV8 per parlare della mia mappa dei cimiteri dei feti. È stata un'esperienza stranissima ma tutto sommato positiva, purtroppo non ho una clip da mostrarvi.
Ho fatto una serie di storie Instagram sul ddl Zan per la pagina Instagram di NextStopMi (@nextstop_mi).
Ho presentato Il corpo elettrico a Contrattacco - Festival di letteratura sociale organizzato da Ri-Make ed Edizioni Alegre a Milano. Puoi rivedere l'incontro qui.
Ho partecipato a Palinsesto Femminista di Irene Facheris. Potete rivedere la diretta qui e ascoltarla come podcast qui.
Cosa ho letto questo mese
Simone De Beauvoir, Le inseparabili, Ponte alle grazie, 2020
Esce in contemporanea con la Francia un racconto lungo/romanzo inedito di Simone de Beauvoir, che in moltə di voi conosceranno come saggista ma non come autrice di narrativa. Le inseparabili racconta la storia dell'"amicizia speciale" (ahem) tra Simone de Beauvoir e Élisabeth Lacoin, detta Zaza. Nel romanzo le due, prima bambine e poi adolescenti, si chiamano rispettivamente Sylvie e Andrée. Sylvie è anche il nome della figlia adottiva di de Beauvoir, che ha ritrovato il romanzo e ne ha curato la pubblicazione. Pare che il romanzo, scritto nel 1954, non sia mai uscito perché Jean-Paul Sartre, compagno di de Beauvoir, non l'avesse apprezzato. Io trovo che de Beauvoir sia una narratrice talentuosa, capace di pesare benissimo le parole senza mai metterne una di troppo. Se avete letto Memorie di una ragazza perbene (se non l'avete fatto, fatelo subito!) adorerete Le inseparabili.
Cosa ho visto e ascoltato questo mese
Questo mese ho finalmente visto Hamilton, musical scritto e composto (si dice così?) da Lin-Manuel Miranda (che interpreta anche il protagonista) nel 2015 che ha avuto un'enorme revival perché durante la quarantena è stato riproposto per la prima volta "in tv", su Disney+. Per una serie di ragioni che non vi sto a spiegare, stavo leggendo di un altro musical su un sito specializzato, e ho notato un grandissimo entusiasmo per l'enorme successo che Hamilton – che attenzione è un musical, non un film musicale – ha riscosso a distanza di anni su una piattaforma di streaming, cosa che anche gli amanti del genere ritengono un evento eccezionale. C'è da dire che anche prima Hamilton era già un musical dei record: vincitore di 11 Tony Award (gli Oscar di Broadway) e persino di un Pulitzer. Ma la combo lockdown + Black Lives Matter è stata provvidenziale per far (ri)scoprire l'incredibile opera di Miranda, anche in un Paese dove manca la tradizione dei musical, come l'Italia. Hamilton racconta la storia di Alexander Hamilton, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, in una chiave "decoloniale". È davvero molto bello ed emozionante, e lo consiglio anche a chi solitamente non ama il genere (tipo me). Vi sorprenderà.
Stando a Spotify, la canzone che ho ascoltato di più questo mese è stata La Prima Estate di Erlend Øye.
Eccoci alla fine di questa luuuuunghissima newsletter! Grazie a chi è arrivatə a leggere fino a qui. Purtroppo, data la situazione attuale, non ho molti appuntamenti da segnalarvi se non che il 25 novembre dalle ore 20 sarò ospite su Young Radio.
Mi raccomando, stay safe e ricordatemi nelle vostre preghiere intorno al 17 novembre, ché ho l'orale per l'abilitazione alla professione giornalistica.
Baci, Jennifer