Sibilla #4 - La Corte Suprema USA salva l'aborto farmacologico (per ora)
Con una decisione all'unanimità, la Corte Suprema ha rigettato le richieste di un gruppo antiabortista che voleva bandire l'aborto farmacologico. Ma non è finita qui.
Giovedì 13 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rigettato all’unanimità una richiesta avanzata da un gruppo di medici antiabortisti che puntavano a bandire il mifepristone, l’aborto farmacologico o RU486. Da quando la stessa corte nel 2022 ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade, di fatto aprendo la strada al divieto d’aborto in 14 stati, il mifepristone è diventato il primo metodo abortivo negli Stati Uniti. La causa avanzata dall’Alliance for Hippocratic Medicine poteva non solo mettere in pericolo l’aborto farmacologico, ma potenzialmente l’autorità della stessa Food and Drugs Administration, l’ente che approva l’uso dei farmaci negli USA.
Secondo il Guttmacher Institute, una ong che si occupa di salute riproduttiva, il 63% degli aborti praticati nel 2023 negli Stati Uniti è stato eseguito con il mifepristone, con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente. La stima è al ribasso, perché non conta gli aborti praticati in telemedicina grazie all’invio per posta delle pillole abortive, una prassi sempre più diffusa negli stati in cui è diventato illegale interrompere una gravidanza. Proprio la diffusione di questi metodi ha portato i gruppi antiabortisti a cercare di bloccare il commercio del mifepristone.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Jennifer Guerra per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.